L’Unione Europea e il rischio di una nuova era di sorveglianza digitale


Nel silenzio quasi generale, l’Europa si prepara a introdurre una serie di norme che potrebbero cambiare per sempre il concetto di privacy online. Sotto il pretesto della tutela dei minori, si sta consolidando un’infrastruttura tecnologica che rischia di aprire la strada a una sorveglianza di massa legalizzata.

Il primo campanello d’allarme arriva dal Regno Unito, dove è entrato in vigore l’Online Safety Act. La legge impone alle piattaforme online di verificare l’età degli utenti, formalmente per impedire ai minori di accedere a contenuti inappropriati. In realtà, molte testate e siti d’informazione sono ora accessibili solo previa identificazione tramite documento. La misura ha sollevato forti critiche, una petizione con oltre mezzo milione di firme e un aumento del 1.400% nell’uso delle VPN, a conferma della crescente diffidenza verso un controllo così invasivo.

Anche Francia e Austria stanno seguendo la stessa direzione, con provvedimenti simili che limitano l’accesso ai contenuti digitali per i minori. In Italia, il tema entra dalla porta del Decreto Caivano, che introduce un sistema di verifica dell’età per i siti vietati ai minori. L’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) assicura che il processo avverrà nel rispetto della privacy, attraverso un meccanismo di “doppio anonimato”. Tuttavia, la raccolta e la gestione di tali dati sensibili sollevano interrogativi sulla reale sicurezza dei cittadini digitali.

Parallelamente, l’Unione Europea sta finanziando lo sviluppo di una nuova app per la verifica dell’età, destinata a integrarsi nel portafoglio dell’identità digitale europea. Una soluzione che, pur presentata come temporanea, sembra preludere a un sistema unificato di identificazione online. Secondo molti osservatori, l’adozione di queste tecnologie rischia di creare un’infrastruttura permanente per il tracciamento degli utenti, difficilmente reversibile.

A completare il quadro, torna a far discutere la proposta di regolamento ChatControl, che consentirebbe la scansione preventiva dei messaggi privati alla ricerca di materiale illecito. Un provvedimento che, se approvato, segnerebbe di fatto la fine della cifratura end-to-end e della riservatezza delle comunicazioni digitali.

In parallelo, i giganti tecnologici come Google e Samsung stanno chiudendo sempre più il proprio ecosistema, limitando la possibilità di installare firmware o applicazioni esterne.

Il rischio, secondo molti analisti, è che tra buone intenzioni e derive autoritarie la privacy in Europa stia arrivando al capolinea. E questa volta, senza che ce ne accorgiamo davvero.

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